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Enrico Lamet - Un Regalo dal Nemico. Una storia vera di una fuga durante la Guerra in Italia

Posted By: SSCN1926
Enrico Lamet - Un Regalo dal Nemico. Una storia vera di una fuga durante la Guerra in Italia

Enrico Lamet - Un Regalo dal Nemico. Una storia vera di una fuga durante la Guerra in Italia
Italian | Amazon Media EU | 2014 | EPUB | Pages 526 | ASIN: B00KQORJBS | 2.38 Mb


Un ragazzo scrive le sue ricche memorie della Guerra europea

Un Regalo dal Nemico
Enrico Lamet

L’autore di questa accattivante storia è un pensionato di 82 anni che ora vive nel Berkshires, le belle montagne del Massachusetts. Come sia arrivato è una storia affascinante. Nato a Vienna, Erich Lifschütz, di benestante famiglia ebraica, di origine polacca, fuggì coi genitori dall’Austria nel 1938 quando non aveva ancora compiuto 8 anni.

Da ebrei, ai genitori non fu permesso di portar fuori molti soldi, sebbene la famiglia dovette spostarsi, dopo una permanenza in Italia, in Francia ed in fine tornare in Italia nuovamente. Uno si aspetterebbe che una storia di questo genere, fosse ripiena di orrori della guerra che si svolgeva attraverso tutta l’Europa. Ma in verità non lo è.
Lamet è un bravo narratore. Egli descrive in dettaglio il suo soggiorno al confino, un sistema di esilio forzato, istituito da Benito Mussolini per individui considerati non affidabili.
Il padre dell’autore fece la errata scelta di andare in Pologna per stare con I suoi genitori, lasciando così la moglie ed il figlio soli durante tutto il period della guerra. L’autore e sua madre, che lui chiama “Mutti,” sono affezionati, lei sempre impaurita, lui molto avventuroso.
Libertà ne conoscono poca vivendo in quel villaggio, indietro nel tempo, infestato da insetti. Assieme agli altri individui indesiderabili che include un professore dell’università di Oxford, europei dell’est ed anche alcuni italiani, si debbono presentare regolarmente alla caserma dei carabinie veramenteri. Ma coloro che dovevano far rispettare le regole non avevano il vero interesse ad ubidire a Mussolini. Eccovi I vostri ordini, l’incaricato recita e da un’altro lato della bocca sussurra: “Sono imbarrazzato di dover leggerle queste regole.”
Quel che da vita a questo libro è il gruppo di pittoreschi caratteri che sopravvivono nella mente di Erich: un calzolaio, giovani preti, insegnante e vicini di casa che rappresentano la sua grande famiglia in tempo di confusion. Tutti gli altri si adattano al paesaggio senza colore di vicoletti stretti, ripidi e polverosi ed un paese senza acqua corrente. Danari sono scarsi, cibo non sempre disponibile e quando il freddo inverno invade il paese, il giovane Enrico rastrella I boschi per gli scampoli di legno abbandonati da boscaioli sbadati. Era il legno che servirà alla mamma per tenere il fuoco acceso.
“Mutti” s’innamora di un siciliano, Pietro, che diventerà il padrigno del ragazzo. Vedere il rapporto che si sviluppa tra I tre tramite gli occhi di Enrico crea un quadro profondo e commovente. Pietro recita a memoria alcuni versi della Divina Commedia di Dante. Il ragazzo rimane impressionato che uno potesse ricordarsi di tanta letteratura. “Tutte le cose belle valgono di essere ricordate,” Pietro gli dice.
Durante I due anni e mezzo ad Ospedaletto d’Alpinolo questa famiglia potevano solo assumere che il vero padre di Erich fosse morto. E prima che notizie arrivassero dalla Polonia, la guerra circonda la nostra familgia, truppe tedesche entrano nel paese. Avellino è bombardata giornalmente ed I refugi passano per Ospedaletto in colonne senza fine. Enrico e “Mutti” si uniscono alla colonna umana e finiscono a Montevergine dove Enrico sviluppa un’amicizia con uno di questi soldati tedeschi, Gerhard. Da questo soldato, Enrico ottiene cibi che non aveva assaggiato da mesi, quando Gerhard dice al ragazzo: “Lo so che sei ebreo, ma non aver paura di me. Non tutti I tedeschi sono eguali.”
Pochi giorni dopo questo episodio, gli americani arrivano al santuario e gli internati sono finalmente liberatti. L’autore con la madre si trasferiscono a Napoli, dove Enrico comincia a frequentare il liceo scientifico dopo un’assenza a una scuola di cinque anni.
Notizie arrivano da Vienna e dalla Polonia e il passato si mergono col presente per il ragazzo sedicenne sulla piattaforma della stazione di Prato, e le paure che affrontava durante la vita di vagabond