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Tullio De Mauro, "Prima lezione sul linguaggio" (repost)

Posted By: TimMa
Tullio De Mauro, "Prima lezione sul linguaggio" (repost)

Tullio De Mauro, "Prima lezione sul linguaggio"
Laterza | 2012 | ISBN: 8842066710 | Italian | EPUB/AZW3/PDF | 130 pages | 0.1/0.2/0.4 MB

Più di ogni altro segno, le parole accompagnano ogni nostra esperienza: le più personali e private e le più pubbliche, le più abituali e le creazioni più straordinarie della fantasia e del pensiero scientifico. Questo libro ci introduce a capire radici, modi, effetti del nostro parlare e, forse, a controllarlo meglio.

Premessa dell’Autore
Quando la redazione della casa editrice ideò la serie delle «prime lezioni», promisi a Vito Laterza di tentare di scriverne una. Ma prima dovevo portare a termine un lavoro lessicografico di qualche impegno e mole. Terminatolo, avevo ricominciato a pensare alla «prima lezione» quando impegni pubblici mi hanno distolto da ciò per oltre un anno. Appena ho potuto, mi sono rimesso al lavoro soprattutto per onorare l’impegno preso con Vito, per me (e non per me solo) sempre presente.

Il testo cerca di essere il meno specialistico possibile. L’intenzione è quella di parlare non tanto di linguistica, quanto di linguaggio, lingue e parole, e, anche, persone. Di parlarne a chi ha interesse al linguaggio, ma non necessariamente ha già acquisite conoscenze specialistiche di linguistica. Naturalmente ho parlato anche di linguisti e filosofi, ma, spero, senza tecnicismi e ho cercato in particolare di ascoltare e far riecheggiare la voce di alcuni grandi maestri che il cannibalismo e consumismo accademici cercano di farci dimenticare. La speranza è che a qualcuno venga voglia di prendere in mano, poi, qualche libro di linguistica, vecchio e nuovo: di libri classici di primo accesso si parla qualche volta nel testo, ma soprattutto qualche traccia bibliografica di primo e più facile accesso sta nelle note, destinate a chi volesse fare qualche passo oltre ciò che si racconta nel testo. Tra testo e note si parla più volte di antichi testi greci e latini, più di quanto sia accettabile da una corporazione che ha sognato e sogna di essere nata bell’e pronta nel 1815, oppure nel 1916 o nel 1956 o nel 1970. Naturalmente non è così. Ritorni ad acquisizioni antiche sono resi necessari da ragioni che spiegava bene, con una punta di ironia («avevano meno bibliografia, e idee più chiare»), il mio vecchio professore, Pagliaro, e che è tornato più dottamente a spiegare il mio buon amico (e, come lui dice, «protodidascalo») Raffaele Simone. Ma c’è un’altra ragione che, da ragazzo, trovai esposta nel libro di un brillante studioso nordamericano, Willy Durand: quando cerchiamo di arrivare a discutere delle questioni fondamentali, prima o poi ci ritroviamo seduti intorno al letticciuolo di Socrate, nella prigione di Atene.

È stato già detto da altri, da ben altri, quanto è difficile, anzi, forse, teoricamente non possibile parlare in modo completo del linguaggio e quindi, se ci si prova, è possibile solo offrire, di quel che si sa e se ne pensa, alcuni Landschaftskizzen, schizzi paesaggistici. Poiché ogni scarrafone è bbello a mamma soja, come si dice nell’eletto linguaggio della antica capitale del Regno, ho pensato che potesse forse ammettere di esser destinataria di questi approssimativi acquerelli la persona che ha accettato perfino di essermi sposa e compagna. Almeno lei, forse, non li disdegnerà del tutto. Lei, per altro, ha un titolo, una minuscola primazia formale che nessuno può toglierle. Nella notte dei tempi l’insegnamento di Linguistica generale, per vari e in parte bizzarri motivi, era massimamente osteggiato nelle facoltà umanistiche italiane. Finalmente Marcello Durante convinse la facoltà di Magistero di Palermo a istituirlo. Si fece nel 1967 un primo concorso (ne uscimmo vincenti Luigi Rosiello, Giulio Lepschy e io) e fui chiamato sulla cattedra palermitana, la prima e, allora e per qualche anno, l’unica. Nel giugno del 1968 si presentò a sostenere l’esame, il primo della materia nel nostro paese!, la studentessa Silvana Ferreri. Se anche la vita non ci avesse portato, multa per aequora, fianco a fianco, a lei sarebbe stato comunque giusto che dedicasse questa chiacchierata il suo vecchio professore.