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Asthart

Posted By: Barvaz
Asthart

Asthart by Anna Lo Turco
Italian | 2008 | ISBN: n/a | 159 pages | PDF | 1.1 MB


(pag. 160 e non 82) Considerato che l'anteprima è rovescia ne riporto qui un'ampia parte: "Domenica, 23 agosto 1981 E' difficile tornare con la mente alle sensazioni, agli avvenimenti del sogno di tanti giorni fa. Forse sarebbe stato meglio rifletterci subito, quando le immagini erano più vive dentro di me, quando più urgente era l'esigenza di ripercorrerle per capirne il significato; adesso ho l'impressione di andare a rovistare tra mucchi di polvere e di essere costretta a rimettere in piedi un mosaico le cui tessere sono grandi come granelli di sabbia. C'è qualcosa dentro di me che mi costringe all'omertà: non so niente, non ricordo niente, forse non c'ero; mi fa sentire un tesoro da tenere nascosto quel fardello che mi opprime, quasi avessi paura di liberarmene e di non riuscire più ad avere un solo pensiero veramente interessante su cui ragionare dopo. E poi a cosa è servito quel sogno? Se potessi cancellare la mia rabbia, la calpesterei fino ad annientarla, ma se fossi vento impetuoso, soffierei sui giorni, sugli anni che sono trascorsi, fino a ritrovarmi nuovamente con mio padre, scontroso, prepotente, severo, tuttavia in grado di discutere. Potrei allora litigare con lui, andare via da casa, urlare, spedirgli una lettera dura, come quelle che scrivo quando sono adirata; in qualche maniera gli farei sentire che esisto, che anche io ho le mie ragioni. Così, invece, sono assolutamente disarmata e mai riuscirò a chiarire le mie prese di posizione nei suoi confronti. Sempre più mi sento imbrigliata dalle ombre del tempo che, in lugubre sabba, ancora si stringono attorno a me. Ricordo che alla fine del sogno, come sempre furente per quell'odioso mutismo con cui mio padre rispondeva alle mie richieste, l'ho afferrato per le spalle, l'ho scrollato ed ho visto le orbite vuote. Solo allora mi sono resa conto di stringere tra le mani qualcuno che non esisteva più, di parlare ad uno scheletro, a qualcosa di inconsistente che si è sgretolato a contatto con la mia collera. Forse è un legame mai spezzato, nonostante il tempo trascorso, che mi porta a ragionare con esasperata attenzione su un sogno che avrebbe dovuto, come tanti altri, dissolversi al primo sole; forse dovrei ridimensionare i miei ricordi in modo da convincermi finalmente che quel che ho vissuto è meno drammatico di come l'ho costruito dentro di me. Ma non è vero che lo sbriciolarsi del corpo di mio padre ha questo significato; la versione che ne do io è diversa o meglio coincide, come sempre, con il suo consueto comportamento, che mi ha reso insofferente e scontrosa. Quando vivevo a Mistretta, reagiva a qualsiasi mia richiesta, di qualunque natura essa fosse, non rispondendomi o andando fuori di casa. Dopo, ormai lontana dal paese, veniva a trovarmi, parlava dissentendo da me su tutto, mi faceva sentire in colpa e, fin lì, ragionava alla perfezione; quando, però, cercavo di spiegargli il mio punto di vista, ecco che la sua lucidità spariva, risucchiata dal buco nero della memoria, e me lo ritrovavo stordito dalla vecchiaia e dalla malattia, indifeso: non era più possibile discutere con lui. Adesso, da morto, tutto si ripresenta con le stesse tragiche caratteristiche. Come fosse un copione scritto da uno sceneggiatore pazzo, il quale costringe i protagonisti a vivere ripetutamente le stesse situazioni e mette loro in bocca le stesse battute, facendo solo variare il tono della voce; o come certi brani di musica classica il cui ritmo è calmo, vivace, molto vivace, impetuoso, in un crescendo sempre più incalzante, fino al parossismo finale in cui il direttore dirige con passione così violenta da avere gli abiti scomposti, i capelli arruffati, il volto madido di sudore. Da vivo, mio padre poteva non rispondermi trincerandosi dietro il mutismo, le preoccupazioni, l'uscita da casa, l'assenza di lucidità; da morto, si rifiuta ancora di parlare e cosa escogita per fregarmi ancora? Certo qualcosa di originale e macabro, in sintonia con la sua attuale condizione. Si fa scoprire impassibile, come sempre, e ischeletrito. Prima non aveva la volontà, poi non aveva l'intelletto ed ora….non ha più neanche il corpo. Risultato della trovata? Sempre lo stesso! Gli innamorati si giurano amore eterno; noi, evidentemente, ci siamo giurati incomunicabilità eterna!