L’Africa subsahariana

L'Africa in generale ha avuto per me sempre un fascino particolare come il continente che ha conservato il più grande patrimonio di fauna selvaggia della terra.
Posso dire che il periodo africano dei miei viaggi è iniziato con il Madagascar, nel 1987, ed è proseguito senza interruzioni fino al 1991 visitando in successione Zimbabwe, Zambia, Tanzania, Zaire (ancora durante la dittatura di Mobutu), Namibia e Botswana. Nel nuovo millennio, nel 2000, ho visitato il Sudafrica ormai divenuto nazione multietnica e sotto la presidenza di Thabo Mbeki, successore di Nelson Mandela. Io ero già stato altre due volte in Sudafrica visitando Johannesburg e la provincia del Capo nel 1975, in piena apartheid, e un'altra volta, per un giorno nel 1991, a Johannesburg, in transito, diretto in Namibia, durante la transizione, dopo la liberazione di Mandela.
Ogni viaggio ha un'introduzione storica ed è stato organizzato da un'agenzia a livello individuale e a volte organizzato sul posto con corrispondenti locali. Gli itinerari hanno scelto luoghi storici e archeologici, i parchi nazionali e le riserve con la loro fauna, cercando gli aspetti più interessati dell'ambiente naturale e sociale del paese.
Dalla descrizione di questi otto viaggi, in otto nazioni dell'Africa subsahariana, è emerso un quadro del patrimonio naturale e dell'evoluzione politica delle popolazioni negli ultimi decenni, dopo la fine del colonialismo. Apprezzabile è stato l'impegno sull'ambiente. Il progresso civile ed economico, invece, è stato modesto se paragonato a quello in altri continenti, con luci e ombre. In una situazione drammatica si trova la Repubblica Democratica del Congo, lo Zaire al tempo del viaggio, precipitata in una tragica guerra civile insieme agli stati vicini. Ammirevole è stato, invece, il Sudafrica che, con le sue sole forze, si è riscattato dalla schiavitù dell'Apartheid con la creazione di una nazione multietnica.